Page 167 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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essere tutt’uno con le pareti della casa. Non mi importava più
          di niente…».
          Sul molo, invece, provava una pace infinita. Si sentiva solo il

          rumore dell’acqua, che scioglieva le onde contro i massi semi
          affondati,  posti  a  protezione,  contro  le  mareggiate.  C’erano
          dei bellissimi blocchi lavorati, in mezzo agli altri. Erano ap-
          partenuti alle case demolite dai bombardamenti. C’erano i ri-
          morchiatori, all’ormeggio, con i loro nomi curiosi. C’erano i
          pescherecci, che di lì a poco avrebbero ripreso il largo, per la

          pesca.
          Raggiunse il faro. Pensò che le sarebbe piaciuto, addormen-
          tarsi lì. Non c’erano nemmeno i pescatori, che di solito cer-

          cavano  di  catturare  qualche  pesce  distratto,  quando  la  città
          dormiva. Rimase per oltre un’ora. Fece fatica a costringersi a
          tornare. Aveva paura di perdere quello stato di grazia, aveva
          paura del ritorno di quella cappa di aria pesante, la «sua» vec-
          chia  aria,  quella  che  non  riusciva  a  respirare  dalla  finestra.
          Sapeva che sarebbe successo, che era solo questione di giorni.

          L’economia  doveva  ripartire.  Tutto  sarebbe  tornato  come  e
          peggio  di  prima.  Nessuno  avrebbe  più  parlato  di  morti  di
          Covid.

          La gente avrebbe ricominciato a morire di tumore, senza che
          nessuno  protestasse,  perché  le  stragi  da  inquinamento  erano
          considerate  «normali».  E l’uomo  avrebbe ricacciato i  bellis-
          simi delfini al largo ed i gabbiani sulle discariche, a nutrirsi di
          rifiuti.

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