Page 172 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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attrezzati bene, e avevano smaltito solo le tesi di laurea, natu-
                ralmente a distanza.
                Lui aveva seguito la tesi di laurea del fratello dal telefonino,

                perché non aveva potuto raggiungerlo, a casa dei genitori, per
                paura di un potenziale contagio. Si sentivano entrambi come
                un pesce intrappolato in un retino. Non potevano smettere di
                agitarsi,  nella  speranza  di  riuscire  a  sgusciare  fuori.  Ma  in-
                tanto, lentamente, si sentivano mancare l’aria.

                Solo che lei non ci pensava. Rimuoveva il pensiero. E lui si
                macerava,  all’idea  di  quei  marittimi  bloccati  sulle  navi,
                fossero mercantili o da crociera.

                «Me lo sentivo, sai – diceva – che qualcuno fra loro non lo
                avrei rivisto. Dicevano che era tutto a posto, ma non poteva
                esserlo. Nessuno è immune. Nemmeno abbiamo capito come

                si contagia, questo virus. E a bordo non avevano neanche le
                mascherine…».
                «Sì, sì», diceva lei fra un colpo di spazzola e l’altro. «In fondo

                – pensava – gli sto facendo da psicologa. Stare ad ascoltarlo è
                già un bel sacrificio. Sono giorni, che ripete sempre le stesse
                cose. Se non ci consentiranno di uscire, finiremo per diventare
                tutti un po’ malati, un po’ ossessivi e malinconici…».

                «L’uomo che è mancato, sai – continuava il ragazzo – lo ve-
                devo  tutte  le  mattine.  Sorrideva  sempre.  Nel  suo  Paese,
                diceva,  l’accoglienza  si  manifesta  anche  così.  Era  gentile.
                Aveva  una  moglie  e  dei  figli.  Solo  che  è  rimasto  a  bordo


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