Page 177 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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«Ma sì, sì – gli spiegò la ragazza – è comodissimo, puoi sce-
gliere il metallo, più economico, o l’argento, e far anche inser-
ire foglie e croci. Ci sono anche le medagliette miracolose.
C’è da perdersi. Penso che per te ci vorrebbe un laureato,
visto che tuo fratello ti ha costretto a non partire. C’è un
bell’omino argentato, guarda, sarebbe perfetto».
Il ragazzo non aveva voglia di pensarci. L’unico omino che
aveva in testa, era quello che non avrebbe rivisto più.
Quell’uomo che aveva lasciato soli la moglie e i figli, perché
non aveva avuto modo di essere curato. Continuava ad im-
maginarsi che cosa sarebbe successo, se al suo posto ci fosse
stato lui.
«Si sa, che si deve stare zitti, che non si deve mai dire niente,
quando si è a bordo – pensava – e che si deve sempre continu-
are a sorridere. Si deve rassicurare la gente. Si deve fingere
che tutto vada bene, per evitare di scatenare il panico. Avrei
fatto anch’io così, anche con la febbre, anche con la paura ad-
dosso. E se il virus mi avesse scelto, sarei morto anch’io, per-
ché avrei dovuto aspettare e aspettare, e sarei arrivato in
ospedale troppo tardi. È questo che non si può accettare. Un
conto è la malattia, che ti prende e ti consuma, senza darti
possibilità di reagire. Un altro è stare male e non avere la pos-
sibilità di curarsi».
Non riusciva a staccare il pensiero dall’immagine di quel viso,
sorridente. E continuava a chiedersi se fosse morto a causa dei
ritardi, dei rifiuti dei porti, che per lunghissimi giorni, per set-
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