Page 164 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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sostanzialmente chiuso nel suo piccolo spazio, senza sapere il
nome del vicino, ma conoscendo nel dettaglio cose che mai
avrebbe osato chiedere. «Non c’è amicizia, non c’è contatto,
non c’è solidarietà – pensava – e in questi giorni c’è tanta vio-
lenza, tutti sono pronti ad accusare chi esce un attimo, chi
trasgredisce. Salvo perdonarsi colpe ben peggiori».
C’era chi stava perennemente alla finestra, pronto a maledire
chiunque vedesse passare. A volte trasaliva, quando qualcuno
urlava «maledetto!» ad un malcapitato che correva, ad un an-
ziano col cane, a chiunque gli capitasse a tiro. Erano grida tri-
bali, liberatorie, che tradivano una rabbia repressa.
Rina no. Rina nemmeno li vedeva, quelli che passavano. E
non le interessava, giudicarli. Non sapeva niente di loro, ma-
gari erano solo persone dirette al lavoro. Rina era come una
barca in secca, da mesi e mesi prima. Trascorreva lunghe ore
a guardare quello spicchio di mare sempre più stretto,
inalando un’aria malata, che le faceva seccare le narici. Era
successo, però, che più la gente aveva paura di morire soffo-
cata a causa del Covid, più lei si accorgeva di respirare me-
glio. Era una cosa straordinaria. Sera dopo sera, più le mac-
chine restavano ferme, più le cose riprendevano colore. Non si
sentiva più mancare, stando affacciata. L’aria era leggera,
aveva un buon profumo. Riusciva a mettere a fuoco le sfuma-
ture delle poche piante superstiti, annusava l’odore dei fiori,
affollati di passerotti. E una mattina era riuscita a vedere le
rondini, a sentirle garrire.
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