Page 161 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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Quel giorno l’aveva zittita con la sua eleganza. Era arrivata
un’ispezione a sorpresa, sul lavoro. E a lei avevano fatto i
complimenti. È vero che da allora la cattiveria dell’altra si era
fatta ancora più feroce, ma Rina l’aveva messo in conto. Que-
gli elogi erano diventati il suo scudo invisibile. E quando poi
l’altra s’era ammalata, «pace all’anima sua», Rina aveva fati-
cato non poco a dimenticare tante angherie, a dimostrarle
umana vicinanza. Se lo era imposta, ecco. Ed il gesto di ris-
petto che le era costato di più, era stata la rinuncia a quel fa-
moso tailleur. Dopo la morte di quella donna, non lo aveva
mai più indossato. Questione di «rispetto», pensava.
Rina era in fondo una donna profonda, a modo suo, dietro la
maschera della segretaria perfetta. Lo aveva anche dimostrato,
e non solo sul lavoro. Si era presa a cuore certi casi umani,
certi anziani soli, che non sapevano gestire quel poco che
avevano. Senza farlo sapere all’avvocato, li aveva aiutati a
compilare le pratiche, a uscire fuori dai gineprai della buro-
crazia. Non se ne faceva vanto, non voleva neanche che si sa-
pesse, perché la beneficenza «si fa e non si dice». Ed uno di
loro, che grazie a lei aveva accantonato il proposito di un ge-
sto insano, riuscendo ad evitare il fallimento, le aveva regalato
un piccolo elegante servizio da caffè, per due. E Rina si con-
cedeva il lusso di sorseggiarlo, quel caffè, quando l’occasione
lo richiedeva, proprio da quelle tazzine col bordo in oro. Ne
preparava per due. Sempre in solitudine, ma sempre conver-
sando con se stessa.
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