Page 192 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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sempre sulla neve…».
Si accorse che il sogno era cambiato. Sua madre non parlava
più con lei, come nei giorni precedenti. Parlava soltanto con
suo padre, come se entrambi fossero entrati in una dimensione
diversa, in cui lei non c’era più. Provò a rivolgere loro la pa-
rola, provò a chiedere loro di vedere quelle immagini.
Non la ascoltavano. Non sentivano proprio le sue parole. Er-
ano felici, insieme, ma distanti. Non comunicavano più.
Tentò, nel sogno, di toccarli, ma le sue mani incontravano sol-
tanto aria. Provò a prendere le fotografie, ma erano inconsis-
tenti, eteree. Si sentì come uno spettatore, ad un evento con i
burattini. Poteva assistere, ma non partecipare.
Si svegliò di soprassalto, ancora una volta. I bambini dor-
mivano. Non si sentiva un rumore. Erano le tre della notte.
Vide quel tre così tondeggiante, nella sveglia, ed il numero le
rimase nella testa, come se rivestisse chissà quale importanza.
Lo scoprì la mattina, quando le telefonarono dall’ospedale.
C’era da ritirare la catenina della mamma. C’era da ritirare il
vecchio orologio di papà. Non ce l’avevano fatta. Lei era
mancata per prima. E dopo qualche minuto, pur trovandosi in
un altro reparto, lui l’aveva seguita. «Erano più o meno le
tre».
L’ultimo sogno, era stato il loro dono. Avevano voluto farle
sapere che stavano bene, che erano di nuovo insieme, e che
sarebbe stato per sempre così.
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