Page 196 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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E quel pensiero, che lui non si toglieva dalla testa, rischiava di
incrinare la nuova intesa, nata dal reciproco timore di perd-
ersi.
L’isolamento non gli dispiaceva. Non c’era niente che potesse
dispiacergli, in fondo, dopo aver attraversato l’inferno. Era
stato a faccia a faccia con la morte. Aveva perfino desiderato
di morire, nei momenti più difficili. E invece no. Si era sal-
vato. Ed ora era così felice, da ritenere che non esistesse al
mondo qualcosa che potesse non piacergli. Non soffriva nem-
meno per quegli ultimi giorni di distacco forzato dalla sua
famiglia, dai suoi amici. Gli mancavano immensamente, ma
era questione di pochissimo. Li avrebbe riabbracciati presto.
Perché la guerra, la sua guerra, quella era davvero finita, men-
tre il bollettino quotidiano delle vittime del coronavirus con-
tinuava a snocciolare centinaia e centinaia di nomi.
Il suo non c’era. E non ci sarebbe stato mai.
L’isolamento non gli imponeva restrizioni, se non quella di
non uscire. Passata la fase acuta, l’uomo era di fatto guarito.
Era ancora sotto osservazione, solo perché si trattava di una
malattia troppo nuova, per essere certi che non fosse ancora
contagioso.
Rodolfo, Rudy, faceva lunghe telefonate alla moglie e ai bam-
bini. Rideva. Camminava nella sua stanza, avanti e indietro.
Poteva anche farsi la doccia, riprendere le abitudini quotid-
iane. E i pasti, quelli glieli portavano già pronti. Ed erano
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