Page 199 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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«Mi fai impressione – sussurrava la donna, al telefono – mi
fai impressione, non riesco nemmeno a sentirti dire queste
cose. Capisco, sì, la tentazione di voler sparire, di non dover
soffrire più. Ma desiderare la morte, quello no. Non posso
concepirlo».
L’uomo, dall’altra parte, cercava di spiegarsi: «Se sono vivo –
diceva – lo devo a te e ai bambini. Sono stati i vostri volti, a
richiamarmi indietro. Non ero padrone della mia mente, ma
ero padrone del mio cuore. E nella lotta fra ragione ed istinto,
alla fine ha prevalso l’istinto. E sono ancora vivo…».
Aveva letto da qualche parte la storia di un naufrago, rimasto
tutta una notte appeso ad una boa, mentre l’amico, al suo fi-
anco, moriva. Aveva letto che non era riuscito a sostenerlo,
che non poteva fare niente, per lui. Era rimasto vivo, perché il
destino aveva scelto così. Oppure, perché aveva desiderato
con tutte le sue forze di ritornare a casa, dai suoi cari. Diceva,
quel vecchio pescatore, che la sua mente gli rimandava im-
magini e ricordi, senza che lui potesse trattenerli. E che nel
buio, quando era calata la notte, vedeva nitidamente l’immag-
ine della moglie, che teneva i suoi bambini per mano, e che
pregava sulla sua tomba.
C’era il suo nome, sulla lapide, c’era la sua fotografia. E
quella scena lo aveva disorientato a tal punto da farlo urlare di
paura, anche se dalla bocca non era uscito neanche un fiato.
Era dimagrito 15 chili in una notte, consumato dal gelo delle
acque. E quando lo avevano tirato fuori dal mare, la mattina
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