Page 200 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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dopo, non riusciva più a muoversi. Era diventato un pezzo di
                vetro,  pronto  a  spezzarsi  in  migliaia  di  frammenti,  se
                l’avessero sollevato male. In quanto all’amico, era già morto.
                La testa piegata sulla spalla, gli occhi sbarrati, freddo come un
                ghiacciolo. Un freddo che avrebbe portato dentro, per il resto
                della sua vita, anche se non aveva alcuna colpa.

                Era la stessa sua sensazione, la sua condanna.

                Non riusciva a togliersi dalla testa l’idea che l’uomo del letto
                accanto, molto più anziano di lui, fosse stato “sacrificato”, a
                causa dell’età. Non riusciva a smettere di pensare che il respi-
                ratore fosse stato assegnato proprio a lui, e non all’altro, solo
                perché più  giovane. Si  tormentava. Vedeva e rivedeva nella

                mente quell’altro Rudy, che portava il suo stesso nome.
                «Non ti sembra strano – diceva alla moglie – che si chiamasse

                proprio come me?».
                «No – diceva lei, irritata – è un nome comunissimo. Sei tu che
                sei  provato,  ancora,  e  scosso,  e  vedi  chissà  quali  trame  del

                destino, chissà quali segni».

                «Comunissimo no – insisteva l’uomo – diciamo che ci sono
                dei Rodolfo, ma sono pochi. Io, poi, sono stato chiamato così,
                solo perché la bisnonna…».
                La moglie non lo fece finire e continuò, col tono di chi ripete

                una filastrocca sentita centinaia di volte: «Perché la bisnonna
                Angiolina era innamorata di Rodolfo Valentino, il grande at-
                tore e ballerino della fine dell’Ottocento, che si chiamava in-

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