Page 58 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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mente, fosse stato un altro, il posto letto lo avrebbero trovato.
                Povero Lee, che vale più da morto».
                Luca era rimasto a guardava tutti i suoi colleghi lacrimare per

                quel vecchio attore, già malato terminale dopo una vita speri-
                colata. Piangevano, perché era stato portato via dal virus. Più
                li guardava e meno capiva. Provava un onesto dispiacere, per
                quell’attore. Nulla che giustificasse, però, quell’esibizione del
                lutto. Erano tutti impazziti, come fosse mancato l’idolo di una
                qualche comunità tribale.

                Tutti scrivevano messaggi, attraverso i telefonini, tutti mette-
                vano  faccine  tristi,  tutti  imprecavano  contro  il  destino.  E  in
                quel rituale che li avvicinava tutti, Luca si sentiva estraneo.

                Ancora  una  volta.   Glielo  aveva  detto,  sua  moglie,  che
                doveva provare a vivere in modo diverso, «meno aggressivo,
                più  tollerante».  Glielo  aveva  detto  il  medico,  che  doveva
                «farsi scivolare via» tutte quelle che viveva come ingiustizie.
                Ci provava, ma non riusciva. Perché certi pensieri gli si appic-
                cicavano addosso. Era come se gli si aggrappassero ai vestiti.

                In quel momento, gli pareva di avere una gigantografia della
                faccia sorridente di Lee, attaccata sulla schiena. La sentiva, ne
                percepiva il peso, come se si stesse portando sulle spalle il suo

                corpo  senza  vita,  nel  disinteresse  generale  del  resto  del
                mondo.

                Quando suonò la sirena, Luca pensò con sollievo che anche
                quella giornata era finita.


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