Page 59 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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Ormai, da tempo, aveva contatti personali sempre più distac-
          cati, con gli altri. Lui non li capiva, e loro non capivano lui.
          Era come se la maggior parte delle persone indossasse occhi-
          ali con lenti di un colore diverso, rispetto alle sue. Si sentiva
          diverso. E si sentiva colpevole, per tutte le cose che non funzi-
          onavano, che andavano male.

          «Sei tu che ti emargini da solo – gli dicevano – se solo im-
          parassi a fare come gli altri, sarebbe tutto risolto. Fai quello
          che ti dicono. Non contestare. Limitati al minimo indispensa-

          bile. Vivi e lascia vivere. Dimenticati di quelli come Lee. Non
          scrivere a nessuno. Vedrai che vivrai meglio tu e che vivranno
          meglio gli altri».

          Era  difficile,  riuscirci.  Soprattutto  quando  gli  ordini  erano
          sbagliati.  Non  voleva  sentirsi  come  certi  nazisti,  che
          ritenevano  di  essere  innocenti  solo  perché  massacrando  la
          gente avevano eseguito degli ordini.  In quello che si fa, c’è
          sempre e comunque una responsabilità individuale. Solo che
          farlo notare era del tutto inutile.

          «Quantomeno i nazisti – sospiravano i colleghi – ma guarda
          che razza di paragoni vieni a fare».

          Così alla fine era Luca che si sentiva sbagliato.

          «Com’è  che  gli  altri  ci  riescono  –  pensava  –  e  io  no?
          Dev’essere l’età. Fossi più giovane, forse, sarei diverso. Deve
          essere colpa di tutte quelle storie che ci siamo raccontati per
          anni,  sulla  solidarietà,  sulla  correttezza,  sul  rispetto.  Erano


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