Page 151 - Lezioni di Mitologia;
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             Col dito in su le labbra, e la soave
             Sospirosetta amabile Tristezza,
             E  i vaghi Sdegni, e le animate Paci,
             E  i molli Scherzi,  e Voluttà spirante

             Ebbrezza di delizia,  e quanto alfine
             Forma   il senso inefFabbile, per cui
             Delira  il  sao^erio  e s'incatena  il forte.
          Placido e lento e con soave forza
             Né certa men tocca lo    spirto, e al core
             Scende e l'allaccia in dolce nodo e saldo
            L'amor, che l'altro portentoso arnese
            Di Ciprigna diffonde. Un vago è questo
            Monil, che tolte dall'Eoe conchiglie
            Formar candide bacche, a cui frammisto
            Fulgido elettro de' suoi rai l'asperge.
            Tra '1 scintillar di quei raggianti lampi
            Mezzo ascoste traspaiono a vicenda
            Celesti forme: tenera Amistade,
            Che più che in sé vive in     altrui; l'ignudo
            Non fucato Candor;    di sé sicura
            Nobil Fiducia che alla fede invita;
            E l'ingenuo Pudore, amabil velo
            Di compresso desio;    di nebbie sgombra
            Placida Ilarità; Dolcezza umile
            Che l'ire ammorza, e Sofferenza accorta
            Che  i tempi esplora, e di contrasti ignara
            Condiscendenza, che alle proprie voglie
            Cede così che delle altrui s'indonna.
            Grazie decenti. Atti gentili, e quelle
            Arti celesti che dal bello han nome
            E son alma del bel,    gli acconci Detti
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