Page 152 - Lezioni di Mitologia;
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E i soavi Colloquìi, e quanto accorda
Col Piacer la Ragione, e d'alma e spirto
Mesce i diletti a quell'ardor, che senza
Leggiadra ésca vital langue e si spegne.
Con tai due nuove e di diversa tempra
Arti, che all'uopo adattamente appresta,
Tutto vince la dea: del cinto armata
Marte fé' schiavo, e del monile adorna
Yide al suo piede il già pentito sposo
Chieder gemendo de' suoi proprii oltraggi,
Quasi di proprie colpe, a lei perdono.
Con questo a Giuno ella ritorna; e, prendi,
Disse, ecco ciò che più t'è d'uopo: il collo
Tu ne circonda, e checché brami o tenti
Certa sii d'ottener. De' tuoi trionfi
Godo al par che de' miei; né del mio zelo
Chieggo mercé: solo Giunon rammenti
Che vive in Troia un figlio mio. — Sorride
Giuno cortese accortamente, e ratto
Di là si toglie. Le Pierie piaggie
Pria trasvolando e gli ubertosi paschi
Della florida Emazia, il corso volse
Dell'erma Tracia alle pendici alpestri,
Seffsrio eterno di nevi: indi sul dorso
Poggia dell'Ida; al Gargare sublime
Lieta s'avanza, ed improvvisa al guardo
S'appresenta di Giove. In lei s'affisa
Muto il gran Nume, e nel suo volto ammira
Un fior di leggiadrissima beltade,
Che di dolcezza insolita l'inonda.
Quasi dessa non pargli, e al par sorpreso