Page 248 - Lezioni di Mitologia;
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Nella celere fuga, e non s'arresta
Per questi detti: Ferma, Dafne, il prego,
10 non ti seguo qual nemico; agnella
Sì dal lupo s'invola, e con tremante
Penna l'aquila tal fugge colomba:
Ma son nemici: io per amor ti seguo;
Misero me, che tu non cada, e il pruno
Non ti punga il bel pie, che non è degno
Di essere oifeso, che di pianto io sia
Cagione: aspra è la via dove ti affretti;
Non fuggir tanto; io pur freno il mio corso;
Pensa a chi piaci: abitator del monte
E pastore io non sono, e qui gli armenti
E il gregge inculto non osservo — ignori.
Temeraria, chi fuggi: a me di Delfo
Serve la reggia e Claro, io son di Giove
Figlio: degli anni io sono il padre: io solco
Gl'ignoti abissi dell'età future,
11 passato, il presente: io con la cetra
Marito il suon degli animosi carmi:
Certo è il mio strale, ma del mio più certo
Fu quello onde ho piagato il core. Il mondo
Le mediche arti a me deve dell'erbe;
Mi è soggetto il potere. Ahimè non vince
Un'erba amor: per me vane son l'arti
Utili a tutti. — Più narrar volea.
Ma fugge il nume e l'imperfetta voce
Dafne, e più bella ancor si mostra: i venti
Svelan le bianche membra: il sole avverso
Nella veste fiammeggia; un'aura lieve
Dolcemente solleva il crin, che torna