Page 249 - Lezioni di Mitologia;
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            Indietro, e sua beltà la fuga accresce.
           • Né più  il giovine iddio perder sostiene
            Le sprezzate lusinghe, e l'orme segue
            Coi pie veloci, come amor consiglia:
            Così Gallico cane in voto campo
            Siegue una lepre: ella col pie salute
            Cerca,  ei la preda, e par che già   l'afferri.
            E  lei spera tener: suona  il deluso
            Dente: dubita l'altra, e al vano morso
            Quasi presa  si toglie. Era lo dio
            Con la vergine tal: rende paura
            Celer la ninfa, e la speranza Febo,
            Che più veloce la seguia:    gli dava
            Ali l'amore; già  il fugace tergo
            Preme, e lo sparso crine agita, e Dafne
            Impallidisce stanca, e volge  i lumi
            Verso l'onde paterne, e grida: Aita,
            Padre mio, se sei nume: apri la terra
            Ove piacqui:   le mie membra trasforma,
            E perdi. — Appena     i preghi avea compiti
            Che  si aggrava torpor le membra e in molle
            Nodo  il core  si cangia e in fronde  il crine.
            Crescono in rami le sperate braccia,
            E  il pie già  sì veloce al suolo è fìsso
            Con le pigre radici, e copre   il volto
            La frondifera cima:   in questo solo
            Sta l'antico decoro. Eppure a Febo
            Caro è l'arbor novello:   al tronco accosta
            La destra, e ancor nella corteccia fresca
            Le sente  il core palpitare:  i rami.
            Siccome membra abbraccia, e bacia      il legno
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