Page 400 - Lezioni di Mitologia;
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Di pingue toro allo schidione infitte
Rammollano col foco ad imbandirne
Largo convito signoril ; né lente
Dei polverosi mietitor le mogli
E le figlie sollecite di bianco
Fior di frumento triturato e d'erbe
Sapide e pingui e di rappreso latte,
Non senza i doni del licer celeste
Che l'uom rintegra, agli anelanti sposi
In cui fame non dorme apprestan mensa
Men lauta sì, ma più gioconda e cara.
Di là non lungi lussurreggia e brilla
Vigneto floridissimo e già carco
D'uve mature ; verdeggiar le foglie
Credi nell'oro, i grappoli pendenti
Vagamente nereggiano, le viti
Regge un lungo filar d'olmi d'argento.
Siepe di stagno lo ripara, e fosca
Di ceruleo metal fossa lo cinge.
Guida colà solo un sentier, per quello
Vengono e van le gaie villanelle
E i vispi giovinetti, e motteggiando
Sulle viti s'aggrappano, ed a prova
In bei canestri d'intessuti vinchi
Portano il frutto più che mei soave :
Mentre in mezzo un garzon lieve toccando
L'arguta cetra, al tintinnìo gentile
Mesce la voce dilicata ; e insieme
Gioconda coppia con vivaci salti
Percote il suolo alternamente, e i moti
Dell'agii piede al dotto suono accorda.