Page 522 - Lezioni di Mitologia;
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                    Le frondi immote non lusinga     il vento,
                    Abita muta quiete. Esce dagl'imi
                    Sassi ruscello di liquor Leteo:
                    Invita  i sonni  il mormorio dell'onde:
                    Di papaveri selva innanzi all'antro
                    Fiorisce e d'infinite erbe famiglia:
                    Notte dal loro umore    i sonni accoglie
                    E  gli diffonde per l'opaca terra.
                    Manca la porta, onde strider non renda:
                    Niun custode ba la soglia: in mezzo all'antro
                    Sorge  di ebano un letto, e nero velo
                    Lo copre. Qui giace lo dio: le membra
                    Il languor gli discioglie  :  i vani sogni
                    Imitatori  di diverse forme
                    Giacciongli intorno, e non ba tante spighe
                    La messe   , o frondi  il bosco. Appena entrava
                    Iride, e colla mano   i sogni opposti
                    Fugò: splendeva la sacrata reggia
                    Per la fulgida vesta. Alfine   il nume
                                           ,
                    Inalza gli occhi che   il sopore aggrava:
                    Cade, ricade, col mento notante
                    Percote  il seno, e sé da sé discaccia:
                    Sul gomito s'inalza, e a lei dimanda
                    Donde ne venga, e rispondea la Diva:
                    O Sonno, quiete del creato, o Sonno
                    Il miglior degli Dei, pace dell'alma,
                    Il dolore  ti fugge, e tu lusinghi
                    Le membra in duri ministeri stanche,
                    E nel travaglio le ripari:   i sogni
                    Che gareggian col ver vegga Alcione;
                    Oiuno lo vuol. — Sì detto, Iride parte:
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