Page 75 - Lezioni di Mitologia;
P. 75
63
E placa la sdegnosa anima: sorgi,
E bevi il sangue: di donzella è sangue:
La Grecia, il figlio te lo dona: a noi
Concedi i venti, e delle tarde navi
Tronchin le sarte, e tua mercede i Greci
Bacin la patria lacrimata terra. —
Così dicea: con mormorio sommesso
Tutte le squadre accompagnar le preci.
L'aureo coltello impugna, e a noi comanda
La maestade della man feroce,
D'afferrar Polissena; ed essa grida:
Achivi, onde io più non ho patria, alcuno
Non sia tra voi che d'appressarsi ardisca:
Vittima volontaria offro il mio petto.
Libera nacqui, e da regina io voglio
Morir. Paventi il ferro alma privata,
Non d'Ettore la suora; io serva a Dite,
Rossor delle maggiori ombre, non scendo. —
La plebe ondeggia: Agamennon gridava:
All'infelice giovinetta. Achei,
Almen lasciate libertà di morte. —
E la vergine udendo i regi detti,
I bei veli del sen bianco custodi,
Arrossendo, sciogliea con mano incerta.
Apparve allor d'effigiati marmi
L'emulo petto. Le ginocchia inchina,
E intrepida dicea gli ultimi detti
Del dardanio valor memoria eterna:
II collo e '1 petto che ferir bramasti.
—
Eccoti, Pirro: ove tu vuoi ferisci.
Ei dubitando, con mano tremante