Page 158 - Viaggio di Anacarsi il giovine nella Grecia verso la meta del quarto secolo avanti l'era volgare del signor G.J. Barthelemy. Tomo primo duodecimo
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citava fra gli altri l’Antigone di Sofocle, la Mé-
dea e l’ Andromaca di Euripidei
Per incidenza si fece un lungo discorso su
quella fatalità irresistibile tanto per gli Dei quan-
to per gli uomini (i). Questo dogma, dicea ta-
luno, sembra più pericoloso di quello che sia in
effetto. Yedete i suoi partigiani: essi ragionano
come se nulla potessero ; agiscono come se po-
tessero tutto. Gli altri , dopo aver mostralo che
ciò non serve se non a giustificare i delitti e a
togliere il coraggio alla virtù, dimandarono co-
me avesse potuto introdursi.
si rispose, quando gli op-
Fuvvi un tempo ,
pressori dei deboli, non potendo essere ritenuti
d'ai rimorsi, si pensò .di frenarli col timore del-
la religione. Fu una vera empietà non solo il
trascurare il culto divino , ovvero disprezzare la
sua potenza , ma inoltre lo spogliare i tempj
F involare le mandrie ai medesimi consacrate, e
T insultare i loro ministri. Simili delitti doveva-
no essere puniti qualora il colpevole non ripa-
,
rasse l’insulto , e non venisse a piedi degli altari
a sottomettersi aUe cerimonie destinate a puri-
ficarlo. I sacerdoti non lo perdevano mai di w-
(») Escbi/. nel Promet. p. òi3~
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