Page 41 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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DEI TEMPI PRIMITIVI DELLA GRECIA. 31
» suoi costumi , nella sua organizzazione politica e nella sua re-
» sistenza a ogni sorta d’ innovazioni. La razza ionica, invece,
» aveva una mobilità assai più grande, una natura assai più viva
» e ardente e una più grande smania di progredire, abbandonan-
» do, al bisogno, con una facilità notevolissima gli antichi co-
‘
» sturai. » Da ciò, la diversità dei loro governi, oligarchico presso
gli uni, democratico presso gli altri : da ciò, la rivalità ora più
ora meno manifestata ma sempre esistita fra essi, e sostenuta
dalle due grandi città che erano come le loro rappresentanti
Sparta e Atene. A ogni modo, c’era un popolo greco « un po-
:
» polo ellenico (dice Erodoto) avente uno stesso sangue, una
» stessa lingua, gli stessi dei e uno stesso culto. » ’ Non potevano
dunque disconoscere alcune istituzioni comuni a tutti, quali
orano le anlìzionie e i pubblici giochi.
Le prime erano confederazioni fra diverse città aventi lo
scopo d’ accomodare le controversie che insorgessero fra le città
medesime tanto nei rapporti religiosi che nei politici. Di quelle
anfizionie, cen’cra parecchie nel mondo greco: nella Beozia,
sull’ismo di Corinto, nell’isola di Calauria, nell’ isola di Deio,
nella Ionia e nella Doride in Asia minore, e altrove. Ma quella
che per importanza 6 celebrità superava di gran lunga tutte l’al-
tro, e che si chiamava assemblea o consiglio anfizionico per an-
tonomasia, era quella che si dice istituita da Anfizione fratello
d’ Elleno. S’ adunava due volte 1’ anno in due luoghi diversi : in
primavera a Delfo, e in autunno alle Termopili presso Antela.
Appartenevano a essa dodici popoli : Tessali, Beoti, Dori, Joni,
Perrebi, Magnesi, Locresi, Etei, Achei, Focidesi, Dolopi e Ma-
liosi. Ognuno di questi popoli poteva inviare quanti deputati vo-
leva, ma non aveva che due voti soltanto; cosicché il numero
dei voti restava sempre inalterato qualunque fosse il numero dei
,
deputati. La loro adunanza s’ apriva con sacrifizi solenni alle di-
vinità ; poi si pronunziava il giuramento seguente che ci è stato
conservato da Eschine : « Io giuro di non rovinar mai una città
» anfizionica, né mai impedire il corso delle sue acque nè in
» pace nè in guerra. A coloro che tentassero siffatti oltraggi , io
» mi opporrò colle armi ; e distruggerò le città ree di questa
» colpa. Se qualche depredamento sarà commesso nel territorio
* Le , Prècis d’kisU ancienne 3 Lib. IV , 2.
* Erodoto, Vili, 144.
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