Page 187 - I Segreti del digiuno al Futuhat FINAL
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186 al-Futūḥāt al-makkiyya
CONTINUAZIONE RIGUARDO ALLA SEZIONE DEL
DIGIUNO DEL GIORNO DI ʿARAFA
È stato riferito nello ḥa confermato che l’Inviato di Allah, che Allah
faccia scendere su di lui la Sua alāt e la Pace, ha detto riguardo al
digiuno del giorno di ʿArafa ( ): “Mi aspetto (aḥta i u) da Allah che gli
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venga perdonato per l’anno precedente e per l’anno seguente” ( ); lo
ha riportato Muslim sulla base della narrazione di Abū Qatādah.
Colui che digiuna in questo giorno prende un’ampia porzione di ciò
che Allah ha concesso al Suo Profeta, che Allah faccia scendere su di
lui la Sua alāt e la Pace, nel Suo detto: “Af nché Allah ti perdoni i tuoi
peccati passati e futuri” (Cor. XLVIII-2), e quindi l’Inviato di Allah, che
Allah faccia scendere su di lui la Sua alāt e la Pace, non smise per tutta
la sua vita di essere nel regime di colui che digiuna nel giorno di ʿArafa.
Il Legislatore lo ha caratterizzato con il nome di ʿArafa per la nobiltà
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del termine “conoscenza (ma i a ”, che signif ca la scienza (ʿilm) ( ). La
254 Il giorno di ʿArafa è il giorno in cui i pellegrini stazionano nella piana di ʿArafa
o ʿArafāt, situata a circa 21 chilometri ad Est della Mecca, fuori dal territorio sacro e
delimitata a Nord da una cresta rilevata che porta lo stesso nome. I riti del giorno di
ʿArafa, che corrisponde al nono giorno del mese del pellegrinaggio, si svolgono sopra ed
intorno ad una collinetta di 60 metri, chiamata anch’essa ʿArafa, ma più comunemente
denominata a al a - aḥa . Il termine ʿArafa deriva dalla radice verbale ʿa a a, che
signif ca conoscere o riconoscere: secondo la tradizione Adamo ed Eva, separatisi dopo
l’espulsione dal Paradiso, si ritrovarono in questo luogo e si riconobbero (ta ā a a).
255 a riportato da Muslim, XIII-196, Abū Dāʾūd, XIV-53, at-Tirmiḏī, Ibn Māǧa,
e da Ibn Ḥanbal.
256 Scienza e conoscenza sono due termini che in italiano ed in francese hanno
signif cati non del tutto sovrapponibili, anche se entrambi esprimono il concetto di
sapere. René Guénon, ne “ mm t i l l ta”, a pag. 84, precisa che
“Le mot sanskrit a est identique au grec par sa racine, qui est d’ailleurs aussi
celle du mot «connaissance» (de - ), et qui exprime une idée de «production»
ou de «génération» parce que l’être «devient» ce qu’il connaît et se réalise lui-même
par cette connaissance“. D’altra parte Guénon, pur traducendo a sempre con
Conoscenza, traduce i y sia con Scienza che con Conoscenza, e pur parlando di
scienze tradizionali e di scienze profane, non usa mai, se non riportando frasi non
sue, l’espressione conoscenza profana, ma parla piuttosto di “ a i a ” o di “ ultu
a ”: sembra quindi attribuire in francese alla conoscenza un signif cato più
profondo di quello attribuito alla scienza. In arabo, i due termini ma i a e ilm pur
essendo correttamente traducibili come conoscenza e scienza [ed è così che Guénon li
traduce], non comportano però gli stessi signif cati che tali termini hanno nelle lingue