Page 84 - I Segreti del digiuno al Futuhat FINAL
P. 84
Muḥyīddīn ibn ʿArabī 83
due Nomi è più eccellente dell’altro: colui che rompe il digiuno è sotto
l’autorità di “Colui che fende”, e colui che digiuna è sotto l’autorità di
“Colui che innalza per gradi”, di “Colui che trattiene”, e del Nome
Ramaḍān. Questa è la dottrina dei realizzati riguardo all’elevazione
(rafʿ) del nobile (šarīf) e del più nobile, del vile e del nobile che gli si
contrappone, rispetto al mondo, che indica tutto ciò che è diverso da
Allah.
CONTINUAZIONE RIGUARDO ALLA SEZIONE SE SIA O
NO DEFINITO (MAHDŪD) IL TIPO DI VIAGGIO IN CUI SI
È AUTORIZZATI A ROMPERE IL DIGIUNO
Alcuni [dottori della Legge] sostengono che si può rompere il digiuno
nel viaggio in cui la ṣalāt va abbreviata, conformemente alla loro
divergenza riguardo a questa [seconda] questione. Altri sostengono
che si può rompere il digiuno in ogni situazione che può essere def nita
viaggio e questo è il mio punto di vista.
Continuazione: la trasposizione di quello. I viaggiatori sono
coloro che viaggiano verso Allah, che è il Nome Onnicomprensivo e
la meta desiderata. I Nomi divini nel percorso che porta a quello sono
come le tappe per il viaggiatore e come le mansioni lunari determinate
dal percorso della Luna lungo la sua traiettoria f nché raggiunge la sua
meta. Il minimo del viaggio è trasferirsi da un Nome ad un altro: se egli
trova Allah dopo il primo passo del suo viaggio il suo regime è conforme
a quello ed egli è def nito viaggiatore. Secondo noi il suo massimo [cioè
la durata o la distanza massima del viaggio] non ha f ne o limite, per le
parole del Profeta, che Allah faccia scendere su di lui la Sua ṣalāt e la
Pace, nella sua preghiera: “Allahumma. Io Ti prego per mezzo di ogni
Nome con cui Ti sei denominato o che hai insegnato ad una delle Tue
creature o che hai rivendicato per Te nella scienza del Tuo Mistero”
( ). Questa è la trasposizione di colui che sostiene che si può rompere
88
il digiuno in qualsiasi condizione a cui si possa applicare il nome di
viaggio.
88 Ḥadīṯ riportato da Ibn Ḥanbal, I-391 e 452.