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TECNICA
Nel 1963, Kodak presentò il caricatore Instamatic (Kodak 126) per liberare L’unica fotocamera APS di indubbio successo fu la Canon Ixus del 1996, che
il fotografo più inesperto dall’incombenza di agganciare la pellicola. Il nuovo riuscì a coniugare la compattezza (90x60x27mm) con la raffinatezza del guscio
formato è quadrato, da 28x28mm, così l’utilizzatore non si deve nemmeno metallico inox, offrendo anche il mirino ottico zoom. Per il resto è una pratica
porre il problema se inquadrare in orizzontale o in verticale. Anche le compatta con zoom 24-48mm f/4,5-62 e tempi da 1/500s a 2 secondi. A parte
fotocamere nate per questa pellicola sono semplici e dedicate ai non esperti, questa Canon, tutto il progetto APS si tradusse in un flop colossale.
come questa Instamatic 100 del 1963. Molte altre seguiranno nei dieci anni
successivi, sempre con la stessa filosofia. Invece altri costruttori, tedeschi e
giapponesi, proporranno anche apparecchi più sofisticati.
sempre propensa a stimolarlo con cambi L’intento non troppo celato era quello di Canon, Minolta e Nikon, unendo quindi i
di sistema, nel 1963 Kodak introdusse la proporre una fotografia evoluta anche primi due fabbricanti mondiali di pellico-
pellicola in caricatore 126 Instamatic. L’in- alle donne, che raramente si avvicinava- la e i primi tre costruttori di fotocamere.
tento principale era sempre quello di li- no alla fotografia “impegnata” (come si Come avrebbero potuto fallire? Parten-
berare il fotografo inesperto dal trauma diceva allora, con una connotazione an- do questa volta dall’iconico rullino 135,
del caricare la pellicola, per aumentare i che politica) o comunque consapevole ormai simbolo di fotografia, i membri
consumi e quindi le vendite. Così il rulli- e di qualità. In realtà, il boom della fo- del consorzio APS (Advanced Photo Sy-
no si trasformava in un caricatore da in- tografia al femminile c’è stato soltanto stem) cercavano di mantenerne i vantag-
serire nell’apparecchio fotografico senza con l’avvento del digitale, che ha rimos- gi e superarne i limiti. Così vennero prese
altre operazioni da effettuare, come nel so quel timore reverenziale associato al- misure per facilitare al massimo il carica-
passare dai nastri magnetici su rocchetto la meccanica e alla chimica. mento della pellicola e vennero introdot-
alle audiocassette. Seguendo la moda del Ma i cambi nei formati analogici non fi- te tecnologie di memorizzazione dei da-
6x6 e della Polaroid, e anche per toglie- niscono con la cartuccia 110, mancando ti di ripresa su supporto magnetico. Con
re al “fotografo della domenica” perfino ancora i due flop più clamorosi. un unico rullino si potevano avere tre for-
l’imbarazzo della scelta fra inquadratura mati: C (Classic) da 25,1x16,7mm, H (High
orizzontale e verticale, anche l’Instama- I grandi flop: Disc e APS Definition) da 30,2x16,5mm e P (Panora-
tic è un formato quadrato, precisamen- Nel 1982 Kodak presentò il sistema Disc, ma) da 30,2x9,5mm.
te da 28x28mm, per 24 pose su pellico- con 10 fotogrammi da 10x8mm disposti Anche questo sistema non incontrò il
la 35mm non perforata. Questa abbon- su un disco inserito in una cartuccia che successo sperato, per vari motivi: le fo-
dante larghezza della pellicola rispetto ricorda il floppy disk da 3,5 pollici appena tocamere APS erano più costose di quel-
al fotogramma esposto era forse indotta introdotto da Sony. A livello di marketing, le assimilabili che impiegano la pellico-
da motivi di ottimizzazione della produ- l’intento era quello di dare una svecchiata la 35mm, mentre la qualità d’immagine
zione, per tagliare le pellicole sulle stesse alla fotografia chimica, che inizia a temere restava inferiore per il fotogramma ap-
macchine del formato 135. Molti altri fab- l’arrivo di quella elettronica. A livello tec- prezzabilmente più piccolo.
bricanti oltre a Kodak realizzarono appa- nico-commerciale, il sistema a disco pun- Nemmeno la maggiore compattezza ri-
recchi 126, con l’apice della sofisticazione tava a velocizzare il photo-finishing, con uscì a convincere i clienti a spostarsi da
raggiunto da Rollei con la sua SL26, una nuove possibilità di automazione del trat- un formato professionale come nel frat-
reflex a obiettivi intercambiabili. tamento e ottimizzazione delle immagini, tempo era diventato il 24x36mm, ad uno
Nel 1972 abbiamo un’altra riduzione del che per l’allora colosso di Rochester si ri- evidentemente amatoriale come si qua-
formato e un altro caricatore: questa vol- flettevano in nuovi macchinari da vende- lificava l’APS. Oltretutto, solo le fotoca-
ta si tratta del 110, in cui si ottengono re ai laboratori di sviluppo e stampa. Tut- mere APS più costose avevano davve-
24 fotogrammi da 13x17mm, assimila- tavia i laboratori non sempre si attrezza- ro le funzioni promesse di gestire i dati
bile all’attuale Quattro Terzi del digitale. rono a dovere e i risultati erano spesso utili alla ripresa e al trattamento, per cui
Le fotocamere Kodak che usavano que- deludenti per i clienti. La sensazione fu gli svantaggi restavano più evidenti dei
sto caricatore erano denominate Pocket che la corsa alla riduzione dei formati si vantaggi.
Instamatic. fosse schiantata sul limite fisico dato dal- Ancora una volta il 35mm sopravvisse e
Curioso come perfino su un formato co- la grana della pellicola. Così il Kodak Disc continua a regnare in campo analogico.
sì minuscolo l’industria fotografica ab- è il primo formato inferiore al 135 che fal- Nel frattempo arrivò il digitale e un for-
bia tentato strade di qualità, provando- lì miseramente la missione di imporsi al mato simile all’APS-C ottenne un succes-
ci con due sistemi reflex: dotato di zoom pubblico. so fenomenale grazie alla compatibili-
fisso nel caso di Minolta e addirittura Dopo altri dieci anni, Kodak cercò di de- tà dei nuovi apparecchi con gli obiettivi
con obiettivi intercambiabili (quattro fo- finire un nuovo standard per la fotogra- per 35mm, consentendo una transizione
cali fisse e uno zoom) per Asahi Pentax. fia di massa, questa volta insieme a Fuji, dolce fra le tecnologie di ripresa.
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