Page 207 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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volta che provava ad assopirsi, gli riappariva davanti l’an-
ziano che cantava, sempre allo stesso modo. Era la stessa se-
quenza di un film, che non aveva un inizio e non aveva una
fine.
Cantava così: mi promise, sta Pasqua sposarmi, ma il destino
non volle così, bell’alpino che avevi vent’anni, nel Trentino
sei andato a morir…
«Bell’alpino. Bell’alpino. Ecco la risposta». Cercò fra i nu-
meri di telefono, online, i recapiti delle associazioni nazionali
degli alpini. Ce n’era una anche in città. Compose quel nu-
mero di cellulare, chiuse gli occhi e sperò con tutte le sue
forze in un aiuto di qualche penna nera. «Sono un pronipote di
Rodolfo, vorrei tanto notizie del nonno… Non si possono
celebrare funerali, ma io vorrei potergli portare un fiore,
quando sarà possibile…». Mentì. E funzionò.
L’uomo dall’altra parte del telefono era stato un vecchio
amico dell’anziano. Ne conosceva il cognome ed anche l’in-
dirizzo di casa. E aveva perfino un recapito telefonico della
proprietaria dell’abitazione, che stava per riaffittare l’apparta-
mentino, di due sole stanze, ad un ragazzo che studiava
all’università. Rodolfo era stato sepolto, per uno strano caso
del destino, in un cimitero di periferia, poco distante
dall’ospedale. Lo avevano cremato. E le sue ceneri riposavano
in un vasetto, all’interno dell’edicola funeraria che il Comune
aveva dedicata allo scopo.
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