Page 314 - Lezioni di Mitologia;
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                    Che vien da nube che squarciata tuona.
                    Cede ogni ramo, l'abbattuta selva
                    PJsuona,   il grido  si ripete, a tutti
                    Nelle mani tremar vedesi     i dardi.
                    Egli ruina, ed   i latranti cani
                    Sparge, disperde con obliquo morso.
                    Inutil fu dell'Echionio braccio
                    Lo strale, e lieve die ferita  il tronco.
                    Tolse al tuo dardo, o Pagaseo Giasone,
                    L' immensa forza    il desiato colpo  :
                    Febo Ampicide, disse, a me concedi
                     Certa saetta, se  ai fumanti altari
                     Vittime e doni  offersi. — Ai preghi    il nume
                    Quanto puote acconsente:     egli percuote
                     Senza piaghe   il cinghiai, che tolto avea
                     Diana  il ferro dello strai volante.
                     Cresce la rabbia della belva. È lieve
                     Sembianza all'ira sua folgor che abbatte
                     Ed arde   i templi del suo Giove   : orrenda
                     Luce vibrano   gli occhi,  e fiamme e spuma
                     Fulminava la bocca:    e come vola
                     Mole librata da potente ordigno
                     Che ruina le mura, e l'alte torri
                     Ove  il chiuso soldato impallidisce;
                     Tal, con certo furor, s'avventa   il crudo
                     Cinghiale: abbatte Pelagone, Eupolmo
                     Che gli amici involare. Ahi non fuggisti
                     Enesimo infelice,  il mortai dente  !
                     Mentre volgevi l'atterrito tergo
                     Le recise ginocchia   il proprio peso
                     Abbandonare, e non saria Nestorre
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