Page 641 - Lezioni di Mitologia;
P. 641

629

      così Yogliamo chiamarlo, divenuto simbolo proprio
      della Fortuna  ,  ci darà una chiara spiegazione di
      quelle espressioni  di Orazio: — Di qui l'apice la
      rapace fortuna inalzò con stridore acuto, qui gode
      di averlo  deposto: — espressioni,    le quali non  ci
      offrono  altrimenti  che  un' immagine   assai fredda
      e indeterminata, non degna però di quel sommo       li-
      rico fra quanti  ci sono restati.
         » Finalmente   il solito ornamento del calato non
      manca alla nostra statua, ma è però di una figura
      molto comune, e che somiglia quasi alle torri dalle
      quali  si vede coronata   la  Fortuna in   più monu-
      menti, e che gli ottenero forse da Pindaro     il ma-
      gnifico titolo di  yrtcTTo^t;  cioè ^oHatrice  ,  o ancora
      sostenitrice delle  città.  »
         La Vittoria, secondo Esiodo, è figliuola di Stige
      e di Fallante. Aveva molti tempii in Roma e nella
      Grecia, e Siila  in onore  di  questa divinità istituì
      pubblici giuochi dopo aver vinti    i suoi nemici.
         Generalmente la Vittoria è rappresentata coU'ali  ;
      ma Pausania scrive     che  gli  Ateniesi  effigiare  la
      fecero senza esse, acciò non potesse volare, e con
      loro mai sempre restasse.
         Gli Egiziani simboleggiavano questa dea      nella
      forma dell'aquila, alla quale Giove,   al dire di Ora-
      zio, diede  il dominio  sugli  erranti  uccelli  , poiché
      fedele la provò nel rapire  il biondo Ganimede.
         Sulle medaglie della  città, la Vittoria è rappre-
      sentata, come per l'ordinario, sotto la figura di una
      donna seduta, mezza vestita, che     tiene  il caduceo
      nella destra. In una pittura di Ercolano questa dea
   636   637   638   639   640   641   642   643   644   645   646