Page 641 - Lezioni di Mitologia;
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così Yogliamo chiamarlo, divenuto simbolo proprio
della Fortuna , ci darà una chiara spiegazione di
quelle espressioni di Orazio: — Di qui l'apice la
rapace fortuna inalzò con stridore acuto, qui gode
di averlo deposto: — espressioni, le quali non ci
offrono altrimenti che un' immagine assai fredda
e indeterminata, non degna però di quel sommo li-
rico fra quanti ci sono restati.
» Finalmente il solito ornamento del calato non
manca alla nostra statua, ma è però di una figura
molto comune, e che somiglia quasi alle torri dalle
quali si vede coronata la Fortuna in più monu-
menti, e che gli ottenero forse da Pindaro il ma-
gnifico titolo di yrtcTTo^t; cioè ^oHatrice , o ancora
sostenitrice delle città. »
La Vittoria, secondo Esiodo, è figliuola di Stige
e di Fallante. Aveva molti tempii in Roma e nella
Grecia, e Siila in onore di questa divinità istituì
pubblici giuochi dopo aver vinti i suoi nemici.
Generalmente la Vittoria è rappresentata coU'ali ;
ma Pausania scrive che gli Ateniesi effigiare la
fecero senza esse, acciò non potesse volare, e con
loro mai sempre restasse.
Gli Egiziani simboleggiavano questa dea nella
forma dell'aquila, alla quale Giove, al dire di Ora-
zio, diede il dominio sugli erranti uccelli , poiché
fedele la provò nel rapire il biondo Ganimede.
Sulle medaglie della città, la Vittoria è rappre-
sentata, come per l'ordinario, sotto la figura di una
donna seduta, mezza vestita, che tiene il caduceo
nella destra. In una pittura di Ercolano questa dea